Mario Monti, appena salito in politica, sembra aver subito preso i peggiori vizi dei politici italiani. Per la verità ha iniziato prima di salire, perché per mesi aveva detto a tutti che lui non sarebbe mai sceso in campo. Poi, invece di scendere, ha deciso di salire e ha fatto il primo voltafaccia. Ora che è a caccia di voti non si vergogna di nulla pur di accontentare la folla.
Gli sento dichiarare che lui, se sarà di nuovo presidente del consiglio, ridurrà le tasse.
Poi prosegue dicendo che però bisognerà lavorare più a lungo prima di andare in pensione.
Sul secondo punto il suo stesso candidato Ichino lo smentisce dopo pochi minuti.
Qualcuno poi gli ha fatto osservare che su questo argomento non ha diritto di parlare uno il cui governo ha letteralmente fregato centinaia di migliaia di cittadini (gli esodati) che avevano fatto un patto a tre con la loro azienda e con lo Stato per lasciare il lavoro e andare in pensione anticipatamente.
A causa della riforma Fornero, il ministro dalla lacrima facile, queste persone si sono trovate dalla sera alla mattina senza lavoro, senza pensione e senza prospettive. Insomma del tutto disperate. Vera macellazione sociale.
Il capo di un governo responsabile di un tale macello non dovrebbe avere il diritto di parlare di allungamento dell’età pensionabile.
Lui certi problemi non sa cosa siano visto che prima di andare a fare il primo ministro è stato messo ben al sicuro con la nomina a senatore a vita, nomina che gli garantisce fino alla morte un lauto stipendio anche se non si presenterà mai nell’aula del Senato.
La promessa di tagliare le tasse è forse ancora più grave e ridicola.
Adesso Monti sfida persino Berlusconi sul piano delle promesse impossibili pur di guadagnare il favore degli elettori.
Teatrino del tutto inaccettabile.
Meglio tenercelo solo come senatore a vita.
Ci costerà caro, e gli auguro a lungo, ma almeno lo avremo messo nella condizione di non nuocere.